Placebo: Never let me go piace, atteso il concerto di Milano

Scritto da il Settembre 18, 2022

Non si esaurisce l’eco mediatica per l’ultimo disco in studio dei Placebo, Never let me go, arrivato a quasi 10 anni di distanza dal precedente Loud Like Love.

In radio raccoglie ancora consensi la struggente Happy birthday in the sky, mentre il pubblico italiano aspetta con trepidazione il 27 ottobre prossimo per poterli vedere live al Forum di Milano.

Non mancano tuttavia intoppi sul percorso.

 

IL RITORNO (DEL FIGLIOL PRODIGO) TANTO ATTESO

Brian Molko e Stefan Olsdal in uno shooting

Brian Molko e Stefan Olsdal in uno shooting

Brian Molko è tornato. Con lui, i Placebo, la creatura plasmata insieme con il bassista Stefan Olsdal.

Molko è tornato, sì, figliol prodigo forse come l’io narrante del quasi omonimo brano The prodigal – sebbene il tema, nel pezzo, sia una sorta di testamento esistenziale.

È un Molko più sereno, più consapevole, anche dal punto di vista estetico: capelli corvini lunghi oltre le spalle e baffi un po’ naif.

Non tutti apprezzano, a qualche fan della prima ora non va giù l’ennesima svolta musicale e di stile. Ma i Placebo sono questo, pure: una creatura in costante divenire.

 

L’IMPORTANZA DELL’ESTETICA E DEL CAMBIAMENTO

«Siamo qualcosa che prendi credendo ti faccia stare meglio», in questo modo il leader della band descrisse la scelta del nome Placebo, mutuato dalla medicina.

La musica del gruppo britannico, in realtà, per molti è cura vera. Anche per mezzo dell’evoluzione, del non essere mai statica ma, al contrario, pronta ad accogliere sfumature da altri generi.

In questo senso l’estetica dell’immagine va a braccetto e di pari passo con quella del suono, via via ospite di contaminazioni elettroniche, pop, sinfoniche.

Sempre con una solida base punk, o new punk. I Placebo sono una specie di concept che costruisce raccolte di frammenti che fissano un dato momento dell’esistenza.

I RIMANDI A BOWIE

Un quadro ritraente David Bowie

Un quadro ritraente David Bowie

In questa direzione sono decine i rimandi a David Bowie, vero fan della band sin dagli inizi e che la volle al suo fianco dal vivo quando ancora non aveva un contratto discografico.

Bowie, oltre che per il mondo intero, è a sua volta punto di riferimento artistico e stilistico dello stesso Molko; che sostiene di essere diventato una persona migliore grazie al compianto Duca Bianco.

«Sì, David mi ha insegnato a vedermi e ad agire come la versione migliore di me», ha raccontato Brian, «ma ci ho riflettuto davvero soltanto dopo la sua scomparsa».

E chissà che quella The prodigal non tenti di essere il punto di vista di Bowie al momento dell’ultima partenza, l’ultimo omaggio a un’icona del panorama musicale – e non solo.

TEMI SCOTTANTI E PESSIMI RAPPORTI

Non è un mistero che Brian Molko sia stato, come lui stesso si è più volte definito, «un totale casino umano».

Il quasi cinquantenne leader dei Placebo ha un passato burrascoso che fa rima con uso di droghe, sfociato in un disturbo depressivo diagnosticato intorno ai 20 anni.

Il carattere un po’ spigoloso lo ha portato a litigare, di fatto, con il pubblico di Sanremo nel 2001.

In molti ricordano la chitarra spaccata e l’amplificatore ribaltato al termine di Special K, proposta sul palco dell’Ariston ed evidentemente indigesta per una platea non giovanissima, per così dire.

Il tema del brano, di suo, prestava il fianco. La ketamina è una tra le tante droghe menzionate nei testi dei Placebo.

Placebo che, tuttavia, hanno saputo evolvere nel tempo tanto quanto gli arrangiamenti: ora non c’è solo spazio per depressione, alienazione, dipendenza; si affaccia la vita, si sente una tensione diversa che apre alla luce.

Ne parleremo più approfonditamente all’interno della prima puntata della nuova stagione di Razione K.

Un vecchio, nuovo appuntamento che cambia giorno e ora: dal 27 settembre prossimo non più in onda il sabato, ma il martedì dalle 19.00 alle 20.00. Noi non vediamo l’ora di raccontarvi e farvi ascoltare la musica della band britannica. E molto altro ancora!


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