Milano letteraria: le case del cuore di Alessandro Manzoni

Scritto da il Aprile 4, 2023

In una delle sale della Pinacoteca di Brera a Milano, c’è un dipinto straordinario: il ritratto di Alessandro Manzoni, opera del pittore Francesco Hayez.

Nel ritratto lo scrittore veste elegantissimo, in abiti che dovevano appartenere alla sua quotidianità.

Seduto su una sedia in posa rilassata, tiene una tabacchiera sulla coscia e sembra immortalato in un momento di intimità domestica.

Doveva essere quella l’immagine che ne avevano Enrichetta Blondel, la prima amatissima moglie di Alessandro Manzoni, e i suoi ospiti illustri quando lo trovavano in una delle stanze della casa di via Morone 1.

La residenza cittadina

La casa di Manzoni nel centro di Milano

La casa di Manzoni nel centro di Milano

Alessandro Manzoni acquistò la casa nel 1813 al prezzo di 107.000 lire.

La scelse in centro, vicina alle case dei suoi amici più cari e ai luoghi che frequentava più assiduamente, come la biblioteca Ambrosiana, la libreria di Santa Margherita e quella della Contrada dei Servi.

Era sposato da qualche anno e aveva già due figli, ma la sua famiglia era destinata a crescere: Enrichetta e Alessandro ebbero, infatti, dieci figli.

Manzoni fece ristrutturare l’abitazione per adattarla alle esigenze del nucleo numeroso.

Sulla facciata comparvero decorazioni e cornici in cotto, che danno all’immobile un aspetto meno austero, quasi giocoso.

I colori rimandano all’immagine di un’altra casa molto amata dallo scrittore, la Villa di campagna a Brusuglio, oggi comune di Cormano, che fu la sua residenza estiva.

A Brusuglio, in villa Manzoni Berlingeri, l’autore scrisse parte della sua opera più famosa, I promessi sposi, dedicandosi anche a un’altra delle sue passioni: la botanica.

La casa oggi: un museo da visitare

Lo studio nella casa museo di Manzoni

Lo studio nella casa museo di Manzoni

L’abitazione di Milano in via Morone 1, è oggi una casa-museo e ospita il Centro Nazionale di Studi Manzoniani.

Al suo interno, tra i numerosi ambienti sontuosi e decorati, al piano terra c’è una stanza speciale che da sola vale l’intera visita. È lo studio di Alessandro Manzoni: pareti dipinte di verde, proporzioni perfette, due finestre che guardano il giardino.

Le due lunghe pareti sono piene di libri, mantenuti nell’ordine esatto che lo stesso Manzoni diede loro, di ciascuno dei quali lo scrittore conosceva a memoria l’esatta posizione.

Di fronte alla scrivania c’è un caminetto e dietro una delle porte si trova una stufa di montagna.

L’atmosfera della stanza, con la sua sobrietà e le linee essenziali, sembra anticipare un’estetica più moderna, ci sorprende pensare che sia stata progettata nella prima metà dell’800.

In questo studio sono rimasti i mobili originali e sulla scrivania si possono trovare gli oggetti di uso quotidiano del Manzoni: gli occhiali, il calamaio, le penne e la tabacchiera.

Gli anni difficili di Manzoni

Il celebre ritratto di Hayez dedicato al Manzoni

Il celebre ritratto di Hayez dedicato al Manzoni

Il poeta Gaetano Cattaneo scrisse in rima che il Manzoni tirava tabacco in polvere da una tabacchiera in legno di fico, a scatola tonda e sempre di un nero lucido, la stessa che stringe appoggiata su una gamba nel suo ritratto dipinto da Francesco Hayez.

Diverse testimonianze scritte ci dicono che questa di via Morone 1 fu per molti anni una casa felice, un luogo dove i bambini giocavano a mosca cieca con la mamma, mentre papà Manzoni li guardava divertito fumando la pipa con i suoi ospiti.

A partire dagli anni Trenta, però, questa felicità si frantumò. Iniziarono i lutti famigliari. Il primo fu quello per la morte dell’adorata moglie Enrichetta, avvenuta il 25 dicembre 1833, al quale seguirono le premature scomparse di otto dei loro dieci figli.

Lo scrittore si risposò con Teresa Borri e continuò a vivere nella stessa casa fino alla morte, avvenuta nel 1873 dopo una brutta caduta su uno scalino dalla chiesa di San Fedele, che gli provocò un trauma cranico dal quale non si riprese mai più.

Molti hanno letto I promessi sposi, ritenuto a ragione il libro più famoso e il più letto tra quelli scritti in lingua italiana.

Tuttavia in pochi, probabilmente, conoscono i luoghi del cuore di questo fondamentale autore, inventore del romanzo storico italiano; giovane scapestrato, marito innamorato; padre amorevole e persino botanico.

Ma sopra ogni altra cosa amico leale.

Un esempio su tutti: dal 1822 e per più di vent’anni, ospitò lo scrittore Tommaso Grossi in una stanza collocata di fronte al suo studio.

 

 


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