Basilica di Sant’Ambrogio: in cammino tra storia e leggenda

Scritto da il Gennaio 11, 2023

È bello scoprire la Basilica di Sant’Ambrogio arrivando da Nord, percorrendo la piazza omonima.

Un luogo sacro che anticamente ospitava il cimitero dei martiri di epoca paleocristiana.

La scoperta ci cattura non solo perché possiamo camminare liberamente in uno spazio senza traffico automobilistico, ma anche perché lungo il percorso si incontrano meraviglie.

Il tempio della Grande Guerra

Proprio all’inizio della passeggiata, subito sulla sinistra, da un recinto in pietra scura vediamo spuntare un tempietto bianco ottagonale.

È il Tempio della Vittoria, più propriamente detto Sacrario dei caduti milanesi della Grande Guerra (1915-1918).

Il monumento venne inaugurato con una solenne cerimonia il 4 novembre 1928, esattamente dieci anni dopo la fine della guerra, in occasione del primo decennale della Vittoria sugli Austriaci.

Gli otto lati del tempio sono orientati in direzione delle corrispondenti porte cittadine, dalle quali le truppe uscirono per andare a combattere.

Nei tre piani sotterranei, su tavole di bronzo affisse alle pareti, sono scolpiti i nomi di diecimila soldati caduti e, in un ossario, riposano i resti dei milanesi tra essi rinvenuti.

Il Diavolo, la Pusterla e Leonardo

Uno scorcio interno di Sant'Ambrogio

Uno scorcio interno di Sant’Ambrogio

Proseguendo la passeggiata si giunge in fondo alla piazza, dove su uno dei lati di Sant’Ambrogio si erige una strana colonna.

È romana, è isolata e presenta due fori alla base. È la celebre colonna del Diavolo. Leggenda vuole che i fori siano il segno lasciato dalle corna del demonio, che lì le conficcò durante una lite con Sant’Ambrogio.

Pare che dai buchi stessi, ancora oggi, si possa percepire odore di zolfo e che appoggiando l’orecchio al pilastro si riescano ad ascoltare i rumori dell’inferno.

Prima di entrare nella basilica dal bellissimo ingresso principale, notiamo ancora un paio di elementi interessanti.

Proprio di fronte all’entrata c’imbattiamo nella Pusterla di Sant’Ambrogio, un passaggio a due archi tra un paio di torri.

Pusterle erano chiamate le porte minori della città, poste sulle mura medievali. Quella che vediamo oggi è una ricostruzione del 1939 che riprende parte dell’originale, di cui erano rimaste nient’altro che rovine.

Di fianco alla Pusterla c’è una chiesa dall’aspetto molto modesto.

Ci troviamo davanti alla chiesa di San Michele sul Dosso, così battezzata perché costruita sul terrapieno che costituiva un tratto delle mura.

Questo luogo sacro ospita la magnifica copia di una tra le opere più famose di Leonardo da Vinci: La Vergine delle Rocce.

Fu dipinta da Francesco Melzi, allievo prediletto del maestro toscano e suo inseparabile compagno.

Si tratta dell’unica versione de La Vergine delle Rocce rimasta a Milano, visto che le due pale affrescate da Leonardo con lo stesso soggetto hanno preso strade separate.

Una è in Francia, esposta al museo del Louvre, l’altra fu acquistata nel ‘700 da un pittore inglese e oggi si trova alla National Gallery di Londra.

Il cuore della Basilica

Il quadriportico visto dall'ingresso della basilica di Sant'Ambrogio

Il quadriportico visto dall’ingresso della basilica di Sant’Ambrogio

È tempo di entrare nel cuore della basilica di Sant’Ambrogio passando dal quadriportico.

La vista si riempie di un vero e proprio complesso di strutture: oltre alla basilica ci sono una canonica e un monastero, i cui rispettivi campanili emergono a sinistra e destra della chiesa.

Quello di sinistra è più alto e recente (XII secolo), il destro risale invece a tre secoli prima.

Il monastero è costituito dai chiostri di Sant’Ambrogio, progettati dal Bramante nel 1497, e oggi ospita la sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La basilica di Sant’Ambrogio viene considerata modello dello stile “romanico lombardo”, diverso dal romanico di altre zone d’Italia (e differente rispetto a quello franco-tedesco) per alcune caratteristiche particolari.

Per esempio la presenza del quadriportico, lo spazio esterno circondato da colonnati, bellissimo e intimo, che precede l’ingresso vero e proprio alla chiesa.

Oppure anche per la forma a capanna della facciata e la costruzione dei loggiati, vale a dire gli archi che vediamo sull’entrata principale, vera invenzione architettonica per creare l’effetto di profondità.

Sant’Ambrogio possiede addirittura due logge sovrapposte, che conferiscono l’aspetto caratteristico, unico e inconfondibile di fronte agli occhi dei visitatori.

La loggia inferiore ha tre archi uguali e si congiunge con il perimetro interno del portico, quella superiore ne ha cinque che seguono il profilo del tetto.

L’interno della chiesa, austero e semplice nelle strutture principali in pietra e mattoni rossi, è ricco di tesori e suggestioni, tutte da esplorare.

Come l’altare tomba d’oro di Sant’Ambrogio, costituito da lastre metalliche lavorate a sbalzo, ricco d’ori, smalti e gemme incastonate.

O ancora il Serpente di Mosè, una scultura in bronzo posta su una colonna di granito antico-romana.

Al serpente si indirizzano preghiere per scacciare alcuni tipi di malanni e si dice che la fine del mondo verrà preannunciata dalla sua discesa dal pilastro.

Speriamo il più tardi possibile.

 

 


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