Carnevale Ambrosiano: tre curiosità sulla festa di Milano

Scritto da il Febbraio 20, 2023

Ci sono tre cose speciali che legano la città di Milano alla festa di Carnevale.

Scopriamole insieme attraverso questo viaggio, alla vigilia del martedì grasso.

Il carnevalun meneghino: festa fino al sabato grasso

La prima curiosità è che quello meneghino, anche chiamato Carnevale Ambrosiano, non è come tutti gli altri: è più lungo, è il celebre Carnevalun.

Infatti, mentre in tutta l’Italia il mercoledì delle ceneri segna la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, a Milano la festa dura quattro giorni in più e si prolunga fino al sabato.

Il Carnevale ambrosiano cade proprio questo giorno, ed è appunto il Carnevalun.

Leggenda vuole che Sant’Aembrous, il Santo patrono dei milanesi, impegnato in un pellegrinaggio lontano dalla città, chiese di posticipare di quattro giorni la fine del Carnevale per avere il tempo di raggiungere Milano e celebrare l’inizio della Quaresima.

Si festeggia l’Ambrosiano non solo a Milano, ma anche a Monza, Lecco, Varese, una parte del comasco e in alcune località della provincia di Bergamo.

Gli storici arcivescovi di Milano Carlo e Federico Borromeo, cercarono di abolire questa festa tutta meneghina.

La ragione riguardava gli eccessi che si verificavano nel periodo dei festeggiamenti.

Missione fallita: ancora oggi lo viviamo più o meno nello stesso modo, tranne che per un dettaglio abbastanza recente: i coriandoli.

I coriandoli dell’ingegnere

I proverbiali coriandoli carnevaleschi

I proverbiali coriandoli carnevaleschi

I coriandoli sono la seconda cosa che lega la città di Milano al Carnevale.

Proprio questi semplici pezzettini di carta colorata, pare siano nati dalla mente di un Ingegnere milanese nel 1872.

Si trattava di Enrico Mangili, proprietario di una stamperia di tessuti, abitante di Crescenzago, storico quartiere alle porte della zona periferica nord-orientale.

l’ingegner Mangili decise di recuperare gli scarti ottenuti nel traforare la carta usata nella produzione di lettiere per l’allevamento dei bachi da seta.

Un’idea efficace che oggi apprezzeremmo particolarmente, dal momento che combatte lo spreco e promuove il riciclo.

Il Carnevale, Ambrosiano o meno, è un appuntamento mobile, che si svolge all’aperto, in un tripudio di festeggiamenti e di eccessi spesso grotteschi.

Soprattutto riempie le strade delle città non solo di colori, ma anche di maschere.

Il meneghino

Il celebre Meneghino in parata davanti al Duomo

Il celebre Meneghino in parata davanti al Duomo

E anche Milano ha la sua, una maschera dal viso scoperto: quella di Meneghino, personaggio creato nel 1600 dallo scrittore  Carlo Maria Maggi.

Meneghino incarna il “tipo milanese” per eccellenza, per sua natura schietto e onesto, lavoratore sensibile e generoso e “cont el coeur in man”, con il cuore in mano.

Durante la dominazione austriaca divenne simbolo popolare per la sua tensione alla libertà.

Saggio e con un forte senso morale, bacchettone con i vizi dei nobili.

Cappello a tricorno, giacca marrone profilata di rosso, calzoni al ginocchio, calze a righe rosse.

D’aspetto e indole un po’ démodé, il povero Meneghino pian piano è scomparso dalle scene e dai teatri, come molte altre maschere della Commedia dell’arte italiana.

Anche i bambini, da tempo ormai, preferiscono i super eroi.

Tuttavia, ancora oggi gli abitanti di Milano sono detti “meneghini” proprio grazie a lui, che viene chiamato anche con altri appellativi.

Domenico, Domenegh, oppure Menegh, come lo apostrofava Carlo Maria Maggi.

Meneghino è pure diventato un aggettivo: l’attributo più milanese che c’è.

 

 

 

 

 


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