Alda Merini, donna e poetessa non addomesticabile

Scritto da il Marzo 7, 2023

In occasione della festa della donna ricordiamo, prima di tutto a noi stessi, che le fragilità possono essere una grande risorsa.

Spesso proprio dalle fragilità nascono forza e talento. Per questo vogliamo ricordare Alda Merini, donna e poetessa milanese straordinaria, che dalle tempeste esistenziali ha distillato bellezza e luce letteraria.

Il ponte e la casa

Il ponte sul Naviglio dedicato ad Alda Merini

Il ponte sul Naviglio dedicato ad Alda Merini

Arrivando sul Naviglio Grande da via Corsico, ci si trova davanti agli scalini di un ponte ad arco che scavalca il corso d’acqua per appoggiarsi sulla riva opposta.

Il ponte in questione ha un nome molto speciale.

È stato intitolato, infatti, a una delle voci più importanti della poesia contemporanea, alla protagonista della nostra storia di oggi, Alda Merini, ed è vicinissimo alla casa in Ripa di Porta Ticinese 47 dove l’artista abitò fino al 1 novembre 2009, giorno della sua morte.

Sulla facciata dell’edificio c’è una targa a imperitura memoria, che la celebra con queste parole: “NELL’INTIMITA’ DEI MISTERI DEL MONDO”, l’ultimo verso della sua poesia L’anima innamorata.

Le origini

Dettaglio del murale per Alda Merini

Dettaglio del murale per Alda Merini

Siamo nel cuore dei Navigli, ma ci troviamo anche nei luoghi dell’anima di Alda Giuseppina Angela Merini, nata a Milano il 21 marzo 1931 in viale Papiniano 57.

Il padre di Alda proveniva da una famiglia nobile, tuttavia fu diseredato per aver sposato una contadina.

Colto, attento e molto affettuoso nei suoi confronti, le insegnò l’amore per le parole regalandole, quando aveva cinque anni, un vocabolario d’italiano.

La madre era invece una donna dura, severa, che vedeva nella lettura una distrazione pericolosa per una donna destinata a diventare solo moglie e madre.

Dopo la guerra Alda Merini studiò pianoforte, strumento da lei particolarmente amato.

Ma fu la poesia il centro di ogni suo respiro: a soli quindici anni era già autrice, anche di testi in prosa.

Il paradosso fu la mancata ammissione al Liceo Manzoni di Milano per non aver superato la prova di italiano.

Le prime ombre

Primo piano di Alda Merini con l'immancabile sigaretta

Primo piano di Alda Merini con l’immancabile sigaretta

Poco oltre, una grande ombra si posò sulla sua vita quando le venne diagnosticato un disturbo bipolare.

Alda era solo una ragazzina, la malattia le costò anni interi di manicomio e di cure psichiatriche che ne avrebbero segnato per sempre vita e opere.

Ebbe comunque un percorso pieno, seppur tortuoso.

Due matrimoni, quattro figlie e un’esistenza in bilico tra luce e buio, tra malattia e noncuranza da parte del mondo letterario verso un talento potente, limpido, tradotta in rare occasioni di visibilità e riconoscimento per i suoi lavori.

Il caffè dei Navigli e l’essenza della poesia

Alla fine degli anni Ottanta divenne grande frequentatrice del caffè-libreria Chimera, un locale di via Cicco Simonetta, ritrovo di poeti e scrittori.

Qui Alda, qualche volta, distribuiva ai passanti le sue opere dattiloscritte.

La sua poesia nasceva dal dolore, eppure tracima speranza.

Luce e ombra, potenza e limpidezza.

Alda Merini aveva imparato ad amare la vita attraverso l’estrema vicinanza alla morte, soprattutto nei quasi dieci anni trascorsi in manicomio.

La casa museo

La casa museo di Alda Merini

La casa museo di Alda Merini

Parlava tanto di amore nei suoi scritti, tuttavia non si considerava una poetessa di questo genere, quanto piuttosto una persona combattiva alla quale «l’amore non fa né caldo, né freddo».

«Non sono una donna addomesticabile», queste le sue più celebri parole, dipinte sulla panchina rossa posta nel giardino di fronte allo Spazio Alda Merini, la casa museo di via Magolfa 30 a lei dedicata.

In questa abitazione sono stati portati arredi, oggetti, porzioni del famoso “muro degli angeli” che la poetessa usava come un enorme foglio di carta per annotare numeri di telefono, disegnare vignette, scrivere pensieri.

Nella casa troviamo la sua macchina da scrivere, il pianoforte, la bigiotteria colorata, i vestiti comprati ai mercatini; gli accendini e le sigarette sparse sul pavimento, l’amato rossetto rosso e la lattina di Coca Cola sul comodino; e tanti altri dettagli da scoprire, appartenuti al suo microcosmo terreno.

Concedetevi il piacere di leggere le sue poesie, i suoi versi fulminanti, magari seduti al sole nel giardino di fronte al museo, dove si può ammirare anche un coloratissimo murale che ritrae l’artista sdraiata sul suo letto, con la sigaretta tra le dita di una mano e nell’altra la penna pronta a scrivere.

Il murale è un progetto di urban art degli artisti Mork, Giorgio, Ratzo e Flood.

Contiene anche alcuni degli aforismi più noti della Merini.

Uno su tutti: ho fame di solo silenzio.

 


Traccia corrente

Titolo

Artista

Background