L’evoluzione del concetto del BLU nella pop music
Scritto da Alpassocoitempi il Marzo 5, 2022
Domenico Modugno nel 1958 stupisce il Festival di Sanremo e l’Italia tutta con il Blu dipinto di blu. Il brano, composto da Franco Migliacci, viene inciso in ben 13 lingue diverse e fa il giro del mondo dove vende oltre 22 milioni di dischi. Con il Blu dipinto di blu, conosciuto anche come Volare, per il ritornello iniziale ideato per un puro caso da Modugno stesso, si impone un nuovo modo di fare musica pop: si congiunge la pittura con la parola musicata. È il blu il colore che entra di prepotenza nella musica leggera, un colore che insieme all’azzurro si era imposto attraverso il lavoro en plein air tra cielo e acque degli Impressionisti. Con Chagall – a cui probabilmente la canzone si era ispirata – il colore era dilagato: figure blu su fondo blu, con un significato chiaramente simbolico, riferito al sogno e alla realtà trasposta sul piano dell’immaginazione.
Modugno “volgarizza” il blu
Il brano di Modugno volgarizza l’aspetto ideale del blu a partire proprio dal sogno trasportandolo su tre piani: quello infantile del colorarsi le mani e la faccia di blu, quello spaziale perché volando in alto la terra viene vista da lontano – cosa che nella realtà accade solo dieci anni dopo nel viaggio dell’Apollo 8 – e infine su quello sentimentale degli occhi dell’amata, blu come il cielo stellato, che permettono di continuare a sognare a occhi aperti.
L’ottimismo e la vitalità del brano sono da collegarsi alla trasformazione sociale in atto, alla base anche del bel testo di È la pioggia che va dei Rokes (1966), formazione simbolo della beat generation, che presenta il blu come sinonimo di sereno, definendone il valore simbolico nell’indicare appunto la fiducia nel progresso e in un futuro migliore da contrapporre agli errori, allo scetticismo e al disincanto – “la pioggia” – delle generazioni precedenti: “…Ma non vedete nel cielo/ quelle macchie di blu?/ È la pioggia che va, e ritorna il sereno”. Poi, in progressione, con rinnovata enfasi: “…Ma non vedete che il cielo/ ogni giorno diventa più blu….Ma non vedete nel cielo/ quelle macchie di azzurro e di blu..” insistendo sulla pioggia che va per lasciare il posto al sereno.

Domenico Modugno – Volare
Blu, colore associato all’innamoramento
Il 1966 è un anno fecondo per il blu; dalla Francia arriva L’amour est bleu, in italiano L’amore è blu, cantato dal gruppo Renegades. Il testo dice che l’amore è blu come gli occhi dell’amata, come il cielo quando c’è il sole. Quando lei non c’è l’innamorato vede grigio, se c’è lei vede blu. Viene quindi sancito il blu come colore positivo, quello romantico per eccellenza.
Maschilismo “disturbante”: il blu dell’Equipe 84
Dopo questo brano piuttosto banale, due anni dopo l’Equipe 84 regala il successo a un brano inglese che nella versione italiana di Mogol presenta una situazione originale connessa al blu: in un momento di ascesa del femminismo il soggetto maschile racconta di avere un angelo blu che vola in cielo, ma che a un suo fischio scende vicino a lui.
A rafforzare il maschilismo disturbante è la conclusione della strofa: “Un angelo blu /e lei lo sa/ è tutto ciò/ che io ho/ e in gabbia la terrò”. In realtà, se osserviamo bene siamo di fronte a una situazione d’impotenza da parte del maschio. Non si può più cercare di trattenere chi è libera e in grado di volare.
L’evoluzione del concetto di blu: malinconia e ironia
Ricordiamoci che siamo nel ’68 con tutte le tensioni politico-sociali che ben conosciamo. Il blu sta declinando ed è proprio del ’68 il famoso Azzurro di Pallavicini-Conte portato al successo da Celentano. Qui il blu non ha più la valenza positiva che naturalmente ci verrebbe da collegare al cielo sereno, anzi è il contrario. Il pomeriggio estivo, infatti, è troppo azzurro per il protagonista. C’è un ironico contrasto alla sua solitudine e al suo stato d’animo malinconico. Dopo un tentativo, un po’ annacquato, di recupero dell’azzurro con Acqua azzurra, acqua chiara di Battisti, il blu è definitivamente declinato in maniera negativa da Rino Gaetano.
È il 1975 e il cantautore, elencando i più vari tipi di vita, dai più poveri, ai viziosi o dispendiosi ci fa capire che nulla è cambiato rispetto al passato: “il cielo sempre più blu“ de È la pioggia che va non è più sinonimo di speranza ma segno d’ironia.
Il blue degli Eiffel 65: depressione, tristezza e solitudine
Si conclude così la parabola decennale del blu nella pop music, ma non possiamo non ricordare come all’avvento del nuovo millennio si collochi un nuovo straordinario exploit del blu grazie al complesso Eiffel 65, con Blue (Da Ba Dee), brano di esordio della fine del 1998. Il successo planetario del brano, dovuto anche all’originale video, ricorda quello di Modugno, ma quel blu, che quasi mezzo secolo prima era limitato alla tintura di mani e faccia, si estende a tutto il mondo e anche all’interiorità del protagonista, un isolato che non comunica con nessuno: ”…Everything is blue for him/ and himself and everybody around/ cause he ain’t got nobody to listen to”. Quindi il blu, anzi il blue, è interpretato con quella connotazione negativa di tristezza e depressione che ha nel mondo e nella lingua inglese.
Nel 2020 la canzone è stata campionata da Achille Lauro per il brano Blu, contenuto nell’album 1990.
Insomma, siamo davvero agli antipodi del sogno e dell’entusiasmo di Volare e delle altre canzoni dei nostri anni Sessanta.
Mirella Vitalini e Valeria Cudini